Madagascar: Anna e Maurizio visitano i bambini

 

Magadascar: Visita di Anna e Maurizio

Maurizio Gioco ed io, Anna Cinì,

rispettivamente educatore professionista e logopedista del servizio di NPI (Neuropsichiatria Infantile)dell’Ulss 20 di Verona, abbiamo avuto la possibilità di stare in Madagascar nel territorio dove opera l’Associazione Zanantsika, dal 28 ottobre al 15 novembre 2013.

Maurizio, infatti, conosce da tempo Francesco, dell’Associazione Progetto Valentina, che sostiene da qualche anno Zanantsika nei progetti di scolarizzazione,assistenza sanitaria e alimentare, il quale gli ha proposto una collaborazione all’interno di un progetto di aiuto, a bambini con problemi di autismo,ritardo mentale, disturbo dell’apprendimento e altre patologie riguardanti l’ambito della neuropsichiatria infantile. Durante questo breve, ma molto intenso periodo, abbiamo avuto la possibilità di visitare circa 100 bambini, per la maggior parte frequentanti le scuole di Odille ma anche provenienti da altre scuole o addirittura non frequentanti alcuna scuola, grazie ad un precedente passaparola e a riunioni fatte prima del nostro arrivo nei vari villaggi; durante questi primi contatti erano state illustrate a insegnanti e genitori,le problematiche e la tipologia di bambini che avrebbero potuto usufruire del nostro servizio.

Magadascar: Visita di Anna e Maurizio

La più frequente patologia segnalataci, soprattutto dagli insegnanti e che effettivamente abbiamo riscontrato in molti casi dopo le nostre valutazioni-osservazioni, è stata la “difficoltà nell’apprendimento scolastico”, che non vuol dire patologia: infatti solo una piccola percentuale di questi bambini ha una patologia che trova la sua collocazione in “dislessia”, “disortografia” e “discalculia” (o più in generale “Disturbo degli apprendimenti scolastici”), ossia una incapacità di riconoscere correttamente le lettere, di saperle scrivere e di saper fare correttamente i calcoli matematici. Abbiamo invece, più semplicemente trovato delle difficoltà legate spesso ai metodi pedagogici utilizzati per insegnare le materie scolastiche (ad es.: lo stesso metodo di insegnamento non va sempre bene per tutti i bambini; la ripetizione orale non favorisce l’apprendimento di quei bambini che possono avere delle difficoltà attentive; l’essere messo in fondo alla classe non aiuta un bambino che già fa fatica a seguire l’insegnante ecc…) . Inoltre, ci siamo spesso trovati di fronte a bambini che avevano sì delle reali difficoltà ma parlando poi con loro e/o con i familiari, abbiamo ricondotto tali difficoltà non tanto a delle problematiche cognitive ma bensì a condizioni mediche ( forte malnutrizione,febbri, malaria, infezioni, bronchiti ecc) o a stili di vita non certo favorevoli il normale apprendimento scolastico (spesso i bambini rimangono a casa da scuola per accudire i fratelli minori; devono fare parecchi chilometri a piedi per poter raggiungere la scuola; prima di andare a scuola devono assolvere a piccoli lavori domestici). Rispetto a tali difficoltà abbiamo cercato di analizzare insieme agli insegnanti quali metodi pedagogici possono essere più appropriati, nonché, laddove possibile, abbiamo cercato di ragionare con i genitori sul come aiutare questi bambini anche all’interno dell’ambiente familiare (per altro spesso molto disponibile e preoccupato del futuro dei figli); nei casi di patologia, abbiamo dato dei semplici strumenti operatavi agli insegnati al fine di “riabilitare” le funzioni cognitive di apprendimento di tali bambini.Una certa percentuale di bambini visti, presentava un ritardo mentale medio-grave causato da : encefaliti, traumi da parto (es.. paralisi cerebrali/emiparesi), febbri e malaria o a causa di crisi epilettiche (raramente curate nel modo adeguato) o sindromi genetiche varie (in particolare molto diffusa è la Sindrome di Down). Rispetto a questi bambini stiamo pensando a dei programmi di reinserimento scolastico (alta è la percentuale di abbandono scolastico e tanti non sono nemmeno mai andati a scuola), a dei programmi di cura più strettamente medici e poi in un futuro sarebbe bello poter formare degli insegnanti e dei riabilitatori esperti in tali patologie.Un’altra percentuale di bambini visti, presentava una sordità lieve-media a causa di otiti purulenti molto frequenti, soprattutto nei primi 3 anni di vita dei bambini, e curate in modo non sempre tempestivo e adeguato, il cui esito è solitamente un ritardo di linguaggio medio-grave, un ritardo nella comprensione del linguaggio e delle situazioni, e ovviamente una sordità con varia entità.In piccola percentuale, ma forse perché si tratta di patologie più difficili da raggiungere e spesso per cultura nascoste, abbiamo trovato dei ragazzini affetti da psicosi infantile e due bambine con disturbo dello spettro Autistico. Per quanto riguarda le psicosi, in mancanza di psicologi/psichiatri, all’interno del villaggio, abbiamo dato alcuni insegnamenti di base agli insegnanti o ai genitori referenti; per quanto riguarda il Disturbo Autistico, abbiamo dato alcune attività da fare ai genitori in modo da prevenire attacchi di rabbia e in modo da favorire le autonomie quanto più possibile.Inoltre abbiamo segnalato agli insegnanti, in particolare durante una riunione, alcune cose da noi notate e alcune strategie pedagogiche di base, da adottare per tutti i ragazzini frequentanti la scuola e in particolar modo per quelli che presentano alcune difficoltà; in futuro sarebbe bello poter pensare ad una sorta di formazione e supervisione di questi insegnati spesso sprovvisti degli strumenti educativi e di insegnamento adeguati. In particolare per quanto riguarda gli studenti della scuola materna e prescolare, abbiamo notato spesso delle difficoltà a livello di organizzazione spaziale e nelle capacità imitative e costruttive; pertanto abbiamo consigliato alle maestre/maestri attività al fine di potenziare tali aspetti, come ad esempio attività a terra (per potenziare e sviluppare l’esplorazione senso-motoria e l’esplorazione spaziale), oppure giochi costruttivi, come ad esempio torri, costruzioni, cubetti ecc,per lo sviluppo delle capacità di pianificazione, per lo sviluppo di abilità di risoluzione di piccoli problemi e per lo sviluppo dell’imitazione. Ci siamo inoltre sentiti di consigliare attività per lo sviluppo delle abilità creative-immaginative( in particolare dicendo loro di fare in modo che i bambini possano sperimentarsi anche su disegni e/o creazioni spontanee e non sempre utilizzando solo la copia come modalità di apprendimento) e per lo sviluppo delle abilità narrative (attraverso soprattutto il racconto e l’ascolto di favole e storie).

Per quanto riguarda gli studenti della scuola elementare e delle medie, abbiamo consigliato agli insegnanti di puntare meno sull’apprendimento mnemonico delle nozioni favorendo invece le capacità logiche, narrative e di generalizzazione degli apprendimenti. Anche a questi insegnanti abbiamo sottolineato l’importanza di sviluppare le abilità creative-immaginative, nonché le abilità narrative (sono ragazzini e futuri adulti che in generale fanno fatica a raccontare!). Infine, ci sentiamo di aggiungere che sarebbe bello in futuro poter aiutare tutti questi bambini, per i quali bastano semplicemente delle accortezze pedagogiche, educative e di insegnamento molto semplici; ma sarebbe ancora più bello poter dare un futuro migliore a tutti quei bambini che non hanno nemmeno la possibilità di andare a scuola a causa delle loro patologie, ma che in realtà con programmi scolastici specifici e terapie riabilitative (in particolare di tipo logopedico, psicomotorio ed educativo) potrebbero davvero imparare molto e avere pertanto un futuro migliore.

Sarebbe inoltre auspicabile poter fare degli incontri mirati con i genitori ai fini di prevenire alcune patologie (come ad esempio la sordità da otiti) e di poter in maniera graduale avvicinare loro al mondo della riabilitazione per quei bambini con maggiori difficoltà, per i quali purtroppo non esiste il “famoso farmaco” che spesso ci hanno chiesto, per farli guarire.

Cordiali saluti,

Anna Cinì e Maurizio Gioco